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10 Maggio 2018,
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Chi rappresenta politicamente i carrozzieri oggi in Italia?

Facciamo chiarezza. La Legge Concorrenza ha previsto (art.1 comma 10) che tra carrozzieri, consumatori e assicuratori debbano essere elaborate e condivise linee guida per la riparazione a regola d’arte.
E ‘evidente l’importanza dell’argomento per noi carrozzieri visto che si parla della nostra professionalità di artigiani, del nostro lavoro e delle responsabilità penali ad esso connesse, il cui risultato interessa ovviamente i consumatori nostri clienti che hanno il diritto di ottenere auto riparate a regola d’arte e in sicurezza.

I lavori per elaborare queste linee guida sono partiti da alcuni mesi al Ministero per lo Sviluppo Economico dove ci sono già sono state due riunioni alle quali hanno partecipato Ania e Ivass oltre a tutte le Associazioni dei Consumatori italiani. Federcarrozzieri era presente, unica associazione a rappresentare la nostra categoria. Assenti i confederali.
Evidentemente alle confederazioni, che pretendono di rappresentare gli interessi dei carrozzieri, questo tavolo non interessa. E lo dichiarano giustificando la loro assenza con la motivazione che loro a questi lavori non avrebbero partecipato perché al tavolo era invitata Federcarrozzieri cioè un soggetto, a dire dei confederali, non rappresentativo degli interessi della categoria dei carrozzieri.
Non la pensano così le Associazioni dei Consumatori che hanno promosso il tavolo invitando Federcarrozzieri e neanche il Ministero del Lavoro che ha espresso un’opinione opposta a quella delle confederazioni. Non la pensa così nemmeno Ivass, che ha espresso apprezzamento per l’iniziativa.
Ma i confederali insistono e annunciano che non ci saranno neanche alla prossima riunione del 10 maggio per ”protesta” contro la presenza di Federcarrozzieri.
Quindi le confederazioni si stanno mettendo in contrasto con i Consumatori, stanno contestando le valutazioni ministeriali da loro stessi sollecitate, stanno disattendendo una norma di legge (quella che appunto prevede le linee guida), stanno rinunciando a rappresentare gli interessi dei carrozzieri in un tavolo importantissimo il tutto giustificandolo con la presenza a quel tavolo di Federcarrozzieri.
Sarebbe stato meglio però che certi funzionari di vertice delle confederazioni (cioè i soggetti che nelle confederazioni comandano e che hanno preso quella decisione e che, ricordiamolo, non sono carrozzieri ma impiegati dipendenti pagati con le tessere degli associati) avessero reso note ai propri iscritti le “profonde” ragioni che hanno portato alla diserzione dal tavolo ministeriale.
Ma se lo avessero fatto probabilmente i sempre meno numerosi iscritti alle confederazioni avrebbero potuto avere qualche cosa da ridire su quella scelta e si sarebbero domandati chi oggi rappresenta veramente in Italia gli interessi dei carrozzieri. In questo momento non di certo le confederazioni, strutture in crisi che ostentano i loro “18000 dipendenti” (e tra i quali evidentemente non se ne trova uno in grado di comprendere le dinamiche del settore della carrozzeria) ma che evitano il confronto. Al contrario agisce Federcarrozzieri che da quando è nata ha presidiato ogni luogo istituzionale e politico, dall’Ivass alle commissioni parlamentari ai tavoli con i consumatori dove ha operato per avanzare proposte ed iniziative nell’interesse della categoria.
E i carrozzieri iscritti alle confederazioni si domandano se è rappresentativo politicamente chi preferisce attavolarsi in segreto con l’Ania per discutere di misteriosi e inutili protocolli sulla liquidazione dei sinistri o se lo è di più chi invece quelle vicende le ha svelate e fatte conoscere ai carrozzieri costringendo le confederazioni a confrontarsi anche al proprio loro interno con un dibattito elevato (leggi di seguito le di CNA Piemonte, di Confartigianato Valle d’Aosta, quella di Confartigianato Trentino e quella di Confartigianato Molise) che certi funzionari si ostinano a non voler ascoltare.
E soprattutto certi funzionari di vertice dovrebbero spiegare perché hanno cambiato idea rispetto a quando nel 2015 si erano battuti per ottenere la norma che ha istituito quel tavolo che definivano testualmente (si legga a pagina 4 l’audizione confederale del 2015) come “il riconoscimento del tavolo tecnico auspicato dalle associazioni di carrozzieri al fine di varare misure orientate all’efficienza, alla concorrenza e alla correttezza di comportamenti nel settore” e che oggi stanno boicottando.
Ma si sa: la politica, come la rappresentanza sindacale, la si fa bene solo quando c’è passione. Quando invece fare il rappresentante di categoria è un lavoro impiegatizio come un altro allora il rischio diventa di perdere, insieme alla rappresentatività della categoria, anche il posto di lavoro.

 

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